Le protagoniste di questo libro, ambientato nella mia Torino, sono zia e nipote.
Zia Amalia, in Madama Peyran, è una donna molto oculata – anche troppo- sulle spese domestiche.
Durante tutto il libro, ripercorriamo la sua vita. Dall’arrivo a Torino, passando per un matrimonio durato veramente troppo poco, al presente.
Amalia dopo una breve corriera in una modisteria, diventa una soubrette di varietà. La sua fama è dovuta tutta alle sue gambe, lunghe gambe. Riesce a sposarsi con tutta una serie di sotterfugi, ma nel giro di poco diventa una vedova ricca.
Adelina è una ragazza di campagna, che viene mandata in città dalla zia, per studiare a diventare una signorina ‘a modo’. Adelina è una grande lettrice, divora un libro dopo l’altro, finché un giorno non ci riesce più. Le lettere diventano, per sua stessa ammissione, ballerine e metterle una dopo l’altra non è facile. A causa di questo inizia ad andare a male a scuola, ma non tutto è perduto, perché, non sa come, riesce a leggere con il naso!!
Sì, il naso, e non è semplicemente una cosa da ‘Mmmmh che buono il profumo di un libro nuovo’, questo avviene solo con i libri ‘vecchi’, quelli usati le mandano profumi, sensazioni di chi li ha letti prima di lei. Come mai? Si sa, i libri usati hanno più anima di quelli nuovi, ma questo potere può essere pericoloso, e soprattutto non tutti hanno buone intenzioni.
L’autrice ci accompagna molto bene, nella Torino bene degli anni ’50 e ci fa capire che le amicizie, quelle nate per caso, a causa di una punizione, sono sempre le più belle e le più sincere.
Ma soprattutto che i libri sono vita, e riescono a far cambiare idea sulla loro inutilità, anche a una persona stretta di vedute come zia Amalia.
I libri sono vita. I libri sono necessari. I libri sono tutto!