Sono sei mesi che non mi siedo, che non apro il blog, che non scrivo.
Forse è un bene, forse un male, di certo in questi sei mesi la cosa mi è mancata.
Ci sono stati tutta una serie di eventi che mi hanno tenuta lontana, nonostante abbia continuato a leggere.
A fine settembre sono stata poco bene io: una nevrite acuta mi ha messa k.o. Non mi sono ancora ripresa del tutto.. quando poi avevo iniziato a vedere la luce in fondo al tunnel è stato poco bene il bambino, quando finalmente ha ripreso l’asilo… la settimana dopo hanno chiuso le scuole per il Coronavirus.
Capite bene che non sono stati mesi facili, soprattutto per chi come me soffre di ansia.
Non so se andrà tutto bene, come si dice ultimamente. Più probabile che ‘tutto andrà’. E la mia mente vola al dopo. Sì perché gli effetti di tutto questo si vedranno dopo. Io per esempio, dopo questi mesi agonierei una vacanza da sola. Qualche giorno da sola al mare. So perfettamente che non potrà essere possibile, perché la priorità sarà il bambino. Sarà lui che avrà bisogno di mare, di aria, di giochi e corse sfrenate in riva al mare.
La mia testa vola a tutti quegli operatori sanitari (medici, oss, infermieri, personale delle pulizie), perché quando tutto sarà finito, e prima o poi accadrà, quando la loro adrenalina svanirà saranno persone diverse, saranno persone che avranno bisogno di supporto, anche, e forse soprattutto psicologico. Dovremmo ricordarci di loro dopo, quando saremo in coda al pronto soccorso e gli esami tarderanno ad arrivare perché c’è stata un’urgenza. Ricordiamoci di quello che hanno fatto oggi per noi. Smettiamola di aggredirli.
I pensieri, le parole sono tante in queste settimane. Il tutto si fa difficile perché inizia a fare caldo, anche se l’inverno non è che ci sia stato, i bambini vogliono uscire. E’ difficile spiegare loro perché non possono andare dai nonni, dalla loro maestra. E’ difficile spiegare all’adolescente che deve stare a casa perché solo così abbiamo la possibilità di interrompere questa catena che si è innescata nel nostro paese.
Ma trovo fondamentale ricordarsi, dopo, chi ci ha aiutato. Chi ha fatto unità, chi non ci ha messo i bastoni tra le ruote, chi si è unito a noi per aiutarci. Perché è inutile girarci intorno ‘il bene genera bene’.
Ricordiamoci della nostra vicina che per allietarci ci ha messo la musica tutti i giorni alle 18, con la quale abbiamo scambiato due chiacchiere sul balcone mentre il bambino faceva le bolle di sapone. Non giriamoci sulle scale quando la rincontreremo, perché prima facevamo così.
Ricordiamoci di quell’amica che abbiamo videochiamato per sentirci meno soli, facciamolo anche dopo. Anzi, dopo usciamoci a cena, un aperitivo, un cinema.
Le cose che mi mancano di più in queste settimane sono le passeggiate che avevo iniziato a fare da sola, mi manca la possibilità di andare al cinema. Mi manca la possibilità di andare, banalmente, a prendere il bambino all’asilo e il suo abbraccio quando mi vedeva sbucare sulla soglia della porta della classe.
MA. Ma ci sono tanti MA.
Possiamo sfruttare questo tempo per fare un lavoro immane su noi stessi. Io in primis. Puliamo quel cassetto che non puliamo mai, possiamo fare il cambio di stagione, possiamo provare quella ricetta che non avevamo mai tempo di provare. Possiamo vedere quel film che ci siamo persi al cinema.
Il cuore dell’Italia viene sempre fuori nei periodi più bui, e questa volta non è da meno.
https://solidarietadigitale.agid.gov.it/#/ su questo sito troverete moltissime aziende che vi verranno incontro per le vostre necessità. Molti genitori usano le piattaforme per le video lezioni dei figli. C’è chi regala ebook, chi regala giga, chi mette a disposizione film gratuiti. Chi da la possibilità di un corso gratuito per un mese, di una lingua straniera. Ma sicuramente ne sarete già a conoscenza.
Ve l’ho detto già nel titolo, che sarebbero stati pensieri e parole.
Con questo post, gentilmente offerto dai cartoni e da marito che si sta occupando del pranzo, cerco di riprendere a scrivere. Non so quanti siate là fuori che mi leggeranno ancora, sei mesi di assenza sono davvero tanti e me ne rendo perfettamente conto. Ma spero che tornerete a seguirmi.
A presto!


I primi di settembre li ho dedicati a terminare il libro del tennista Nole Djokovovic nel quale racconta un po della sua infanzia durante la guerra, ma soprattutto come è diventato il n.1 al mondo cambiando la sua alimentazione. La scoperta dell’intolleranza al glutine e di come è migliorato, non solo a livello sportivo, ma anche a livello mentale e psicologico.



A marzo leggevo di notte, mentre allattavo, sul tablet del marito, così mi tenevo un po di compagnia. Ho fatto fatica a leggerlo, e non mi ha entusiasmata come credevo.. ma almeno, come vi dicevo, mi tenevo compagnia nelle lunghe notti di allattamento. L’ho finito poi ad aprile.
Come vi avevo detto, a fine ottobre, ho iniziato un libro che ho poi terminato a novembre. Credo si possa definire il libro del 2014, io arrivo tardi ma ci arrivo: Open. Gran libro. Baricco l’ha definito il libro più bello letto negli ultimi 10 anni. Non so se sia così, ma io l’ho adorato (divorato). La traduzione l’ho trovata ottima, scorrevole. Mi ha catturata col suo stile, con la sua semplicità di mettersi a nudo. Si perchè è questo che fa Agassi.
Poi sono passata al mio primo Volo. No, non nel senso di volare, ma per nel senso di Fabio Volo. Prima volta che lo leggo. Ecco, non altissima letteratura, ma leggero e scorrevole. Ottimo per le mie giornate da sdraiata. Letto in due giorni, frasi un po’ scontate, non elaborate, ma insomma non si può leggere sempre testi impegnati. E poi, sono dell’idea che prima di demonizzare un autore o un libro bisogna leggere e farsi un idea propria.
L’ho ricevuto da Giada. Donna: donna, amica e mamma. Mamma di Luca e di Paolo che nascerà poco prima del mio piccolo. E quindi anche “amica di pancia”. L’ho letto in questo mese. E’ un saggio, io almeno lo definisco tale, o forse meglio dire una guida. Sulla falsa riga de “Il linguaggio segreto dei neonati” un aiuto a capire cosa può servire realmente a un neonato, senza dei canali i distribuzione classici. Tipo i mercatini dell’usato, del quale io sono una fan.
A novembre ho iniziato un libro di Faletti, e come previsto ho fatto fatica a leggerlo. Non perché Faletti non mi piaccia, ma perché la tipologia di libro non fa al caso mio. Un libro di racconti. Avevo già provato con Ammaniti, ma lo mollai miseramente. La cosa assoulutamente diversa è che cFaletti le sue storie sono ben costruite e hanno un finale. Sono sette racconti. E li ho letti in più giorni. Uno ogni tanto, ed è per questo che l’ho finito a dicembre.
Ho fatto un giro in biblioteca ed ho preso lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte. Quando ho sfogliato le pagine mi sono un po’ preoccupata perché ho visto formule matematiche, e la matematica non fa per me :0)




